Già nella brillante prefazione di Carlo Lottieri ci sono tutti i prodromi di una lettura imprescindibile per chi non si accontenta dei soliti cliché su cattolicesimo ed economia.

«In questo senso, il cattolicesimo è globalizzante da sempre, e lo Stato moderno si è costituito e affermato in opposizione ad esso. Non solo quindi il capitalismo è nato nelle cattolicissime Firenze e Venezia, Bruges e Gand, e anche nelle fiere e nelle università del Basso Medioevo, ma spesso ha conosciuto in ambito cattolico i suoi teorici più consapevoli e conseguenti.

In effetti, la cultura del mercato globale che prende piede nell’Europa medioevale trova rapidamente una sua raffinata elaborazione intellettuale grazie all’opera di alcuni importanti teologi e predicatori cattolici: da San Tommaso d’Aquino a Pierre de Jean Olivi, da San Bernardino da Siena a Juan de Mariana.»

L’autore, Thomas E. Woods jr, è uno storico economista statunitense di grande levatura intellettuale, profondo conoscitore della dottrina sociale della Chiesa e della Scuola Austriaca.

«Noi non affermiamo che la nostra è “l’unica economia”, ma semplicemente che ciò che insegniamo è non soltanto non antagonistico, ma anzi profondamente compatibile con il cattolicesimo ortodosso.»

Segue il richiamo alla frase comunemente attribuita a Sant’Agostino: «In fide unitas; in dubiis libertas, in omnibus caritas.»

Come chiarisce Woods, il possedere la verità in materia di fede e morale, non rende la Chiesa infallibile anche nello stabilire i concetti di denaro e inflazione, così come non è infallibile in campo ingegneristico o architettonico. Ne discende che, fermi restando i principi morali, le singole scienze possono aiutare la Chiesa nella loro applicazione alla realtà quotidiana.

«Inoltre la Scuola austriaca porta avanti moltissime intuizioni economiche dei teologi tardoscolastici- fonte d’orgoglio questa, e non di vergogna, per i cattolici moderni. Gli scolastici percepirono che nell’economia erano all’opera chiari rapporti di causa ed effetto, in particolar modo dopo avere osservato la considerevole inflazione dei prezzi che si verificò nella Spagna del XVI secolo come risultato dell’arrivo in massa di metalli preziosi dal Nuovo Mondo. Partendo dall’osservazione che la maggior offerta di moneta metallica aveva portato a una diminuzione del potere d’acquisto del denaro, essi arrivarono alla conclusione più generale- diciamo pure alla legge economica- che un aumento dell’offerta di un bene tende a provocare una diminuzione del suo prezzo.

La Scuola austriaca mostra anche ciò che la ragione può realizzare se viene esercitata correttamente, e sicuramente questo è qualcosa che i cattolici, che hanno sempre concesso alla ragione ciò che le è giustamente dovuto, dovrebbero apprezzare.»

Nelle semplici e chiare parole conclusive, è lo stesso Woods a ribadire il senso e le ragioni del suo lavoro.

«L’economia non fornisce tutte le risposte della vita, né pretende di farlo. Mostra, tuttavia, come il desiderio moralmente accettabile di profitto porti alla spontanea cooperazione sociale, che ovvia al bisogno di un apparato statale ipertrofico per orientare la produzione. Indica gli affascinanti meccanismi con cui la cooperazione sociale pacifica, senza alcun ricorso alla forza fisica, conduce a una generale prosperità. Tutto ciò significa meno malattie, più tempo libero da trascorrere con le nostre famiglie, e maggiori opportunità per godere delle cose buone della civiltà. Questo, per dirla con parole semplici, è il motivo per cui si possono trovare tanti cattolici ortodossi schierati in favore della proprietà privata, della moneta stabile, e del libero mercato.»