logo-nuovoI Dieci Comandamenti constano di 279 parole, la Dichiarazione sui diritti del Regno Unito 3.049, il Bill of Rights americano 678.

La legge fondamentale della Repubblica italiana ben 10.803 parole!

Più si mischiano il potere politico e quello legislativo, più si moltiplicano le leggi.

Il fatto che nello stato moderno il potere politico non sia separato dal potere legislativo è causato dal positivismo giuridico, ovvero dall’idea oggi prevalente che identifica la legge con il provvedimento emanato da chi detiene il potere politico.

In Italia questa idea di legge positiva è imposta dalla costituzione.

Anche l’ultima riforma Renzi Boschi non fa eccezione. Derivando dalla non separazione dei poteri, la riforma costituzionale è il culmine di un potere politico che occupa il vertice del potere legislativo per imporsi come fonte fondamentale dello stato.

Tant’è che la riforma è stata approvata con una maggioranza inferiore ai due terzi dei membri di ciascuna camera, cioè con una maggioranza chiaramente politica.

In tale caso, però, l’articolo 138 della costituzione contempla la possibilità di sottoporre la riforma al giudizio degli elettori.

Il referendum costituzionale avrà luogo il 4 dicembre 2016. Non è necessario il raggiungimento di un quorum minimo di partecipanti e la riforma non verrà promulgata se non sarà approvata dalla maggioranza dei voti validi.

Incredibile! Esiste ancora uno strumento istituzionale per la partecipazione diretta, sia pur eventuale e facoltativo, una sorta di ultimo appiglio.

È così semplice da risultare quasi sgradito ai più, ma con il referendum costituzionale si può imbastire una resistenza passiva allo strapotere politico.

Mi piace pensare che anche l’ultima opportunità del referendum costituzionale non andrà sprecata.

Basta votare NO per impedire l’entrata in vigore della riforma.

Basta votare NO per limitare il potere politico.

Basta votare NO per resistere al positivismo giuridico.