tiro6.300, seimilatrecento è il numero esorbitante degli alloggi che si erano inventati di costruire.

Una pianificazione urbanistica spropositata, con un consumo di suolo senza precedenti, dove si poteva costruire addirittura un’altra Sangio e anche Decima 2.

Invece, dobbiamo fare i conti con il fallimento di una pianificazione comunale in controtendenza sia con l’andamento demografico che con quello economico.

Il caso del comparto residenziale del Tiro a segno è emblematico. Doveva essere il nostro fiore all’occhiello, ma è ancora incompiuto. Un cul de sac urbanistico che fa capire quale sia lo stato di salute dell’urbanistica locale.

Non si dica che è tutta colpa della cattiva programmazione. In questi anni avrebbero dovuto correggere il tiro e hanno pure provato a farlo (in Consiglio comunale dicevano che avrebbero risolto il problema entro pochi mesi …), ma ancora mancano le strade, gli allacciamenti e gli spazi verdi promessi. Anzi, con l’aggravamento della crisi edilizia, altre zone del tessuto urbano in procinto di essere riqualificate (come le vecchie scuole elementari e il campo sportivo a Decima) sono state poco alla volta abbandonate, rischiando di creare vere e proprie aree dismesse.

È il fallimento di tutta una politica urbanistica locale che tramite una pletora di regolamenti ha anteposto il proprio interesse al libero sviluppo del paese. Una politica dispotica, camuffata dalla retorica dell’edificazione come “progetto sociale”, ma che esce sconfitta dalla più grande bolla immobiliare della storia del nostro paese.

Non crediamo di avere la bacchetta magica per risolvere problemi così grandi, ma che il problema vada almeno affrontato diversamente da come hanno fatto finora.

Primo, mappatura dei disservizi e tutte le criticità urbanistiche con individuazione delle emergenze e assegnazione delle priorità.

Secondo, democrazia partecipata con i cittadini che vivono nello stesso comparto attraverso la condivisione delle soluzioni più efficaci per risolvere i loro problemi abitativi.

Terzo, adozione delle misure necessarie per ripristinare i servizi essenziali, migliorare la qualità della vita e rivitalizzare le aree più critiche.

Quarto, rimodulazione del calcolo e dell’utilizzo degli oneri di urbanizzazione verso il completamento dei comparti, la manutenzione del verde e del patrimonio comunale.

Infine, nuova politica urbanistica basata sulla riqualificazione dell’esistente, piccole lottizzazioni e costruzioni di qualità, per un paese che torna ad essere polmone di libertà dove nascono progetto di vita, relazioni, impresa, cultura, in buona sostanza la civiltà.