scuola

Belle le Quaquarelli, belle davvero, per speciale Altrepagine tutto vero.

Ma gli edifici parlano e ci parlano in modo semplice.

Le Quaquarelli ad esempio parlano di impianti a norma e di altre cose che potevano già esserci prima del terremoto.

Dopo 3 anni di chiusura e quasi 6 milioni di € spesi, lasciano intuire che proprio antisismiche non sono, mentre sussurrano ai bambini che manca una bella palestra per fare ginnastica.

Gli edifici non mentono perché hanno la loro funzione. Così una scuola rifatta darà quasi sempre l’impressione di servire la pedagogia del secolo scorso, passatista e antimodernista. Di nuovo solo l’assenza del crocifisso dalle aule!

Il concetto di edifici che parlano aiuta anche a ricostruire la politica comunale sugli asili.

9 strutture di cui 3 comunali, 1 in appalto, 4 paritarie e 1 convenzionata, dove il Comune spende in un anno circa 3,5 milioni di € al netto delle rette pagate dalle famiglie.

Quindi 3 pubblici e 6 privati che a prescindere dalla tipologia giuridica rispettano i medesimi standard di legge.

Ma se ci accompagnassero al nido comunale, potremmo accorgerci che lì un bambino costa 8.000€ all’anno, mentre se andassimo in una paritaria il Comune spenderebbe 2.750€ contro i 3.800€ che erogherebbe all’unico privato convenzionato.

Se poi ci iscrivessero alla scuola d’infanzia comunale potremmo notare che un bambino costa mediamente 3.500€ all’anno contro i 700€ che il Comune rimborserebbe alla paritaria.

Peccato che gli edifici abbiano solo la possibilità di far emergere le ingiustizie, non il potere di eliminarle.