Benedetto XVIL’immigrazione è un fenomeno storico e globale, per certi versi ineluttabile. Esso poteva e doveva già essere affrontato in modo pragmatico ed efficiente. Ad esempio, il confine di un paese comporta determinate leggi, che regolano come si entra e si soggiorna in questo paese. Se le leggi esistono vanno rispettate.

Neanche per idea, meglio l’emergenza continua di chi arriva in Italia via mare, fuggendo dalla guerra o dalla miseria dei paesi di origine, che poi potrà anche valicare indisturbato le frontiere e circolare liberamente in Europa. Un errore enorme, politico e strategico, dato che i paesi del nord Europa non hanno la minima intenzione di far varcare i propri confini dai migranti. L’unica soluzione resta quella di aiutarli nelle zone di provenienza, nelle loro case, dando sostegno e aiuto economico, non portando l’acqua ma costruendo i pozzi. Anche perché in Africa ci sono 1,1 miliardi di persone e se pure solo un decimo stesse male e di questi la metà decidesse di provarci, sarebbero 55 milioni di migranti.

Da noi, invece, via libera alla retorica della nuova religione civile che colpisce i cuori, ma offende la ragione: solidarietà e accoglienza imposte dallo stato. Ma l’accoglienza senza principi è una resa, a meno che non sia dettata da tornaconto economico e politico, allora ci si mette allo stesso livello degli scafisti. Mentre la solidarietà forzosa coi soldi degli altri è nel migliore dei casi un’ipocrisia inconsapevole. Tanto è vero che nessun paese europeo spende cifre simili all’Italia per la prima accoglienza, peraltro scaricando le problematiche della sua gestione a livello locale. Guerra fra poveri, anche fra gli stessi immigrati, basta pensare alla sperequazione di quelli regolari che si sono sacrificati per avere un passaporto e un lavoro.

Chi denuncia lo scarica barile e il fatto che il cittadino se ne fa quotidianamente carico da anni come singolo e come comunità, è condannato – con un salto logico che è una contraddizione in termini – come razzista.

Se la prospettiva è questa, è necessario avere il coraggio di rompere il silenzio sul razzismo al contrario e riconoscere il fallimento del multiculturalismo ideologico. Come è già stato fatto in altri Comuni, anche a San Giovanni si può da subito ridare priorità ai cittadini italiani rivedendo i regolamenti comunali sul welfare (alloggi popolari, asili, etcetera).

Diciamolo tutta, la vera solidarietà all’immigrato è l’opportunità di trovare un lavoro remunerativo, un’abitazione decorosa tale da consentirgli di integrarsi e di attenersi ai doveri della cittadinanza, pena la sanzione di essere rimandato al paese di origine. Bisogna quindi agire secondo ragione per favorire l’integrazione sulla base del semplice principio che si integra solo colui che vuole integrarsi.

Senza mai dimenticare il rapporto tra fede e ragione così ben delineato da Benedetto XVI: “Non agire secondo ragione, non agire con il logos, è contrario alla natura di Dio.”