C’è qualcosa di cui si parla poco e male, ma a cui si allude sempre pensando all’Europa e all’euro che santifichiamo – che malediciamo – e poi alle politiche sovranazionali che con loro facciamo ma anche ai soprusi che da loro subiamo, quella euroburocrazia con cui ci si apparecchia la vita e da cui dipendiamo.

Questo qualcosa sono i Fondi europei: quelli che paghiamo e non si vedono, quelli che si vedono e non spendiamo, quelli che domani sborseremo e qualcuno userà.

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Ogni Stato membro concorre al budget dell’Unione Europea con l’1% del PIL. All’incirca 140 miliardi di euro in tutto.

Nel 2012 gli italiani hanno sborsato 16,4 miliardi di euro, il 12% del bilancio UE. Il nostro Paese sarebbe il terzo maggior contribuente dopo Germania e Francia anche se per PIL procapite è al 12° posto in Europa.

Viceversa, la UE dà all’Italia il 7,6% del proprio bilancio, vale a dire 10,7 miliardi di euro comprensivi dei Fondi strutturali europei.

Gli italiani riceverebbero dunque 5,7 miliardi di euro in meno rispetto a quello che versano alla UE.

Da inizio secolo, circa un terzo del bilancio UE viene destinato ai Fondi strutturali europei per sostenere le politiche di coesione economica e sociale.

I Fondi strutturali sono lo strumento utilizzato da Bruxelles per attuare tali politiche nei Paesi membri tramite un ciclo di programmazione settennale articolato in obiettivi e programmi nazionali e regionali che sovvenzionano migliaia di progetti.

Ogni Stato membro deve compartecipare al finanziamento dei Fondi strutturali e alla loro gestione secondo quanto stabilito a Bruxelles.

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Nel ciclo di programmazione 2007-2013, la dotazione complessiva di Fondi Strutturali per l’Italia ammontava a 27,9 miliardi di euro.

L’Italia avrebbe dovuto mettere 31,5 miliardi di cofinanziamento per poterli spendere.

Quindi la dotazione complessiva italiana di Fondi strutturali per il settennato doveva essere di 59,4 miliardi di euro.

Avendo però rinegoziato la sua quota di cofinanziamento (meno 11,7 miliardi di euro) i Fondi strutturali realmente disponibili per il nostro Paese assommano a 47,7 miliardi di euro.

Alla fine del 2013, l’Italia ne aveva spesi solo 25,1 (spesa certificata al 31/12/2013).

Fortuna che causa complessità e criticità della programmazione, la sua durata è stata posticipata di due anni rispetto a quella indicata nel settennato.

Pertanto, l’obiettivo di spesa al 31 dicembre 2015 è di 22,6 miliardi di euro.

Ciò significa che al netto delle risorse già impiegate nel biennio corrente, l’Italia dovrebbe spendere circa 10,7 miliardi di euro entro l’anno, pena la loro restituzione.

Il rischio del disimpegno, cioè di dare indietro tot miliardi all’UE è sempre più concreto e vicino.

Con questi chiari di luna, invece, i Fondi strutturali sono quasi l’unico investimento possibile per ricerca, impresa, infrastrutture e posti di lavoro. Si tratta quindi di Fondi che andrebbero utilizzati fino all’ultimo centesimo nella maniera più efficiente possibile.