« … La giuibeatipaolistizia dello Stato; è la giustizia secondo le leggi scritte a beneficio dei più forti … Ma questa giustizia è la più mostruosa delle iniquità! …

La nostra non è scritta in nessuna costituzione regia, ma è scolpita nei nostri cuori: noi la osserviamo e costringiamo gli altri a osservarla: non abbiamo soldati, guardie, algozini, caporali; non paghiamo giudici; non cerchiamo nei codici gli arzigogoli per coonestare l’ingiustizia. Apriamo l’orecchio e il cuore alle voci dei deboli, di coloro che non hanno la forza di rompere quella fitta rete di prepotenza, entro la quale si dibattono, di coloro che hanno sete di giustizia e la chiedono invano e soffrono.»

Così Coriolano della Floresta si rivolge a Blasco da Castiglione in uno dei tanti suggestivi confronti sceneggiati ne “I Beati Paoli” da Luigi Natoli.

Un grande romanzo d’appendice siciliano, ricco di storia e di storie affascinanti.

Mi è capitato fra le mani quasi per caso, mentre consumavo il ritardo dell’alta velocità e sono stato in buona compagnia ben oltre il viaggio.

Indipendentemente dalla verità storica della loro esistenza, con I Beati Paoli si entra nel mito di una società segreta dei giustizieri protettori dei diseredati e nemici dei potenti.

Ambientato nel settecento siciliano, il romanzo di Natoli restituisce una fedele ricostruzione storica e sociale dell’ancien régime.

Piacevole e rilassante, ma anche orientativo e stimolante.

Una valida strenna natalizia.

Auguri!