Priorità ai cittadini italiani

L’immigrazione è un fenomeno storico e globale, in certa misura inevitabile.

Esso poteva e doveva già essere regolato in modo pragmatico ed efficiente.

Invece si sono alternate politiche incerte, spesso contraddittorie, che hanno concordato solo nel demandare la sua gestione a livello locale.

Finora si è preferito discutere solo di ingresso e permanenza, con l’Europa convitato di pietra, invece di costruire un modello pragmatico per la gestione delle problematiche di integrazione dei migranti nelle comunità di residenza.

Se si riflette sul fatto che sin dagli anni novanta non si è voluto riconoscere la diversità italiani immigrati – un ritardo di comprensione dovuto all’integrazione ideologica – si spiegano le ragioni del fallimento di un multiculturalismo che porta alla rottura dei legami di solidarietà, verso tensioni e conflitti sociali.

Questo non serve né agli uni né agli altri, tantomeno alla comunità locale.

Chi denuncia questo stato di cose, e il fatto che chi se ne è quotidianamente fatto carico da anni come singolo e come comunità, è condannato – con un salto logico che è una contraddizione in termini – come razzista.

Se la prospettiva è questa, è necessario avere il coraggio di affrontare concretamente il problema, proprio perché ritenuto politicamente scorretto al punto che certe forze politiche fuggono mentre quelle che restano annaspano.

Come è già stato fatto in altri Comuni, anche a San Giovanni in Persiceto si può da subito ridare priorità ai cittadini italiani modificando i regolamenti comunali sulla base del permesso CE (soggiornanti di lungo periodo, almeno cinque anni), oppure agendo sul numero degli anni di residenza nel territorio comunale.

Nello stesso tempo, con il potenziamento dei servizi per gli immigrati anche di mediazione culturale, lavorare per migliorare la convivenza nel territorio locale in funzione della coesione sociale.

 

 

Servizio a costo standard

Delibere, compensi e bilanci on line: meglio di niente.

Diretta streaming; niente di più.

Ma come si fa a vedere dove mette i soldi il Comune?

Un’amministrazione trasparente restituisce il costo esatto di ogni servizio: dati fisico-finanziari, dati sui processi di realizzazione, dati qualitativi sui risultati raggiunti.

In altre parole, quanti servizi fa, quali e a che costo.

Punto di partenza dell’amministrazione trasparente è la determinazione dell’unità di costo standard, da realizzare sulla base del dettaglio dei costi che concorrono alla formazione del prezzo di un servizio.

Una volta identificato il costo standard finalmente si capisce quanto costa un servizio, se è troppo rispetto a realtà simili (benchmark), quante prestazioni sono state erogate e a chi, in una logica di trasparenza della spesa.

Il costo standard è lo strumento migliore per valutare l’efficacia e l’efficienza delle politiche comunali e verificare il raggiungimento o meno degli obiettivi prefissati.

Altrimenti sulla base di cosa delibera il Consiglio comunale?