Scrive Geovest a chi gli paga la gabella imposta dal Comune.

Quest’anno è di ben 3.970.739,79€: in media costerà 197€ a famiglia e 836€ ad attività.

14.590 le tonnellate di rifiuti previste, con la raccolta differenziata in lieve crescita al 79,7%.

Rispetto al 2018, cala la quantità totale e crescono i rifiuti differenziati, ma i costi non scendono.

Sono sparite invece tutte le promesse di uno sconto sulla differenziata.

Ma è un dettaglio volutamente trascurato da chi ha sempre asserito di trasmutare nella materia di prima ogni rifiuto differenziato.

Soggiogati dall’economia circolare e ansiosi di non sbagliare, si dà per scontato che tutto sia da riciclare.

I conti però non tornano: quest’anno a fronte di 529.004€ per “costi di recupero e smaltimento differenziata”, sono previsti soli 54.938€ di “entrate da vendita materiali”.

Se devi pagare per smaltirlo non è un rifiuto riciclabile (e se lo fosse ti dovrebbero pagare loro).

Per giunta, si rimescola di continuo il ritiro dei rifiuti.

Una Babele di sacchi, orari, giorni, regolamenti, calendari.

Se riducono la frequenza del ritiro, viene più facile raccontare che la tassa non è aumentata rispetto all’anno precedente.

Quindi la raccolta sarà ancora porta a porta perché un altro metodo così inefficiente, alienante, inquinante, antigenico, indecoroso e costoso (1.090.393€ per il 2019) è impossibile da trovare.

Ci sono Comuni senza porta a porta dove la differenziata con i cassonetti a calotta ha già oltrepassato l’80%.

Da noi, invece, “i cittadini che si comportano bene” hanno solo da essere felici di ritirare un altro bidone per l’indifferenziata.

Si favoleggia di premiare gli svuotamenti con la tariffa puntale, ma si evita scrupolosamente di fornire il numero minimo da pagare, né si parla mai del numero massimo da tartassare.

Ovviamente, esistono altri modi più moderni, civili e a buon mercato, ma in Consiglio non ne vogliono neanche parlare, guai a cambiare.

Allora, a chi è che piace buttare i soldi nel rusco?