Le terre d’Acqua sono un’unione di Comuni fra San Giovanni in Persiceto, Anzola dell’Emilia, Calderara di Reno, Crevalcore, Sala Bolognese, Sant’Agata Bolognese.

Calderara e Crevalcore distano 30 km e lungo questa direttrice ci sono comuni con vocazioni e identità territoriali diverse. È un’unione a freddo con una estensione di 374 km quadrati e più di 82.000 residenti, una forzatura politica del PD per territori disomogenei. Ma anche le unioni dei comuni devono avere una logica, altrimenti diventano carrozzoni.

Difficile, quasi impossibile ricostruire i trasferimenti effettuati dal comune all’unione perché non hanno mai voluto fare il centro di costo specifico nella contabilità comunale. Risultato: ogni anno spendiamo di più, oltre 2 milioni di euro, senza la necessaria trasparenza amministrativa.

Altro esempio è il trasferimento delle funzioni della polizia municipale all’unione, che invece di portare benefici ai cittadini in termini di maggior sicurezza, ha comportato una grave riduzione della presenza della polizia municipale sul territorio ed un aggravio inutile di costi. Anche per questo, i sei comuni dopo aver unificato il corpo dei vigili, hanno fatto marcia indietro varando una riforma dove il territorio verrà diviso in due distretti: nord (San Giovanni, Sant’Agata e Crevalcore), sud (Anzola, Calderara e sala Bolognese). Ciò perché “trascorreva troppo tempo negli spostamenti in auto tra un Comune e l’altro e troppo poco era il tempo di permanenza nei territori dell’unione con funzione di presidio”. Insomma, prima si unisce, poi si divide, tanto c’è chi paga!

Nel frattempo, i sei comuni avranno comunque trovato un accordo sulla ripartizione degli introiti derivanti dalle contravvenzioni stradali. Nello scorso anno avevano previsto ben 4.300.000€ di sanzioni amministrative per violazione del codice della strada. Caccia all’automobilista da spennare? E soprattutto quali benefici ha avuto il singolo cittadino?

Nessuno, pare, salvo che non devi più perdere tempo a votare. Come nella città metropolitana di Bologna, il PD ha il Presidente e la maggioranza assoluta dei Consiglieri senza che il cittadino abbia votato per le terre d’acqua. Con l’unione non c’è più la seccatura delle libere elezioni che non si sapeva mai come andavano a finire.

Noi civici proponiamo l’uscita graduale da una sovrastruttura inutile e costosa perché le terre d’acqua fanno acqua da tutte le parti.

Primo, inserimento di un centro di costo unione terre d’acqua nel piano dei conti del Comune atto a raggruppare tutti i trasferimenti effettuati all’Unione e tutte le entrate ricevute dall’Unione per garantire la trasparenza della spesa.

Secondo, ripristino delle funzioni trasferite all’unione in capo al Comune che torna ad essere il punto riferimento sicuro per i cittadini e a costi inferiori.

Terzo, recesso dall’Unione terre d’acqua nei tempi e nei modi stabiliti dallo statuto, perché l’unione è una sovrastruttura inutile e costosa.

Se poi ci saranno attività da realizzare necessariamente con altri comuni, basterà fare un progetto con azioni, tempi e budget predefiniti, tali da salvaguardare ruoli e funzioni di ogni singolo comune, senza bisogno di creare nuovi carrozzoni.