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Una sana lettura pasquale.
Carlo Lottieri, “Credere nello Stato? Teologia politica e dissimulazione da Filippo il Bello a WikiLeaks”, Rubbettino, 2011.
“Questa divaricazione crescente tra pubblico e privato non può però essere compresa se non ci si lascia alle spalle giudizi storicisti e, soprattutto, se non si avverte la natura teologico-politica delle istituzioni moderne. Il ceto politico agisce per ottenere un controllo crescente sulla vita, sulla libertà e sulla proprietà degli uomini: esso organizza guerre, moltiplica leggi e regolamenti, espropria beni e sottrae risorse, organizza la società e pianifica il futuro. Ma per realizzare tutto ciò non gli basta il monopolio legale della violenza. Esso deve anche disporre di un potente strumento ideologico, così che la maggior parte dei cittadini riconosca una qualche legittimità alla sua azione. E poiché nulla più del sacro è in grado di operare in tal senso, egli ha insomma bisogno di costruire attorno a sé un’entità di tipo religioso.
All’interno della letteratura dello Stato, d’altra parte, sono innumerevoli gli accostamenti tra la ritualità religiosa e quella civile, tra la dogmatica teologica e quella giuridico-politica, e via dicendo. Non è però chiaro fino a che punto ci si voglia spingere nell’evidenziare le analogie tra i due ambiti, perché una cosa è cogliere qualche somiglianza e altra cosa è rinvenire una autentica sovrapposizione. La convinzione di chi scrive è che, almeno in talune circostanze il potere statuale non abbia semplicemente adottato alcuni tratti della tradizione religiosa, ma si sia sostanzialmente imposto quale credenza sostitutiva e quale nuovo oggetto di venerazione.”
Buona lettura e buona Pasqua di resurrezione!