SQUADRA ANTICRISI
Mi sembra che il lavoro rimanga ancora sottovalutato, anche nell’esperienza dei programmi elettorali. Da un lato, lo si enfatizza fino a farne – in teoria – un atto demiurgico, creativo; dall’altro lo si avvilisce al livello di una merce, riducendolo alla sola dimensione economica.
Ormai però è chiaro che la sequenza produzione – guadagno – consumo si risolve in un circolo vizioso; inoltre, genera delle aspettative che non può mantenere.
Si è fatto del lavoro il biglietto d’ingresso nella società, l’accesso al diritto universale di cittadinanza, ma ormai è solo un problema per ogni generazione.
Non si può continuare così, non si può affidare tutto all’economia politica, il problema che abbiamo davanti è un problema di civiltà e di cultura.
Un dato per tutti, peraltro abbastanza noto: l’azienda col fatturato più alto di Persiceto ha chiuso i battenti nel silenzio assordante degli amministratori comunali.
Mai più.
Difendere ogni posto di lavoro è la prima cosa da fare per governare l’emergenza occupazionale.

La prima misura della nuova amministrazione sarà la Squadra anticrisi, il pronto intervento di pubblico e privato competente per la salvaguardia del lavoro a Persiceto e decima.

Coordinata dal Sindaco, la squadra anticrisi integra politiche attive e passive per:
# affrontare le emergenze aziendali (sia singole che di comparto) e tutelare l’occupazione
# prevenire situazioni di crisi locale sostenendo il lavoro e l’impresa.

SERVIZI PER IL LAVORO
Solo il 2,6% degli occupati è assunto tramite un centro per l’impiego.
Più di dieci anni fa le riforme del Governo Prodi hanno avviato i servizi pubblici per l’impiego ed il decentramento del mercato del lavoro, più di cinque anni fa il Governo Berlusconi ha introdotto le agenzie private per il lavoro. In questi dieci anni, miliardi di euro si sono riversati sulle Regioni italiane per sostenere il lavoro e la formazione e per promuovere le politiche attive.
Eppure i risultati non sono arrivati e non stanno arrivando.
Che fare, dunque?
1. Sperimentazione delle procedure pubbliche di incontro tra domanda e offerta di lavoro a livello locale mediante centri per l’impiego comunali o intercomunali (ad esempio Unione Terre d’Acqua), come avamposti del nuovo sistema pubblico;
2. passaggio dai servizi per l’impiego alle politiche attive per il lavoro (orientamento, formazione all’ingresso nel mercato del lavoro e sostegno alle specializzazioni più richieste, stage e tirocini, accompagnamento alla ricerca di un lavoro);
3. riconoscimento e coinvolgimento delle diverse realtà di privato e privato sociale, fattori di stimolo e innovazione del sistema, in grado (accreditato) di gestire segmenti di politica del lavoro;
4. Collaborazione con scuole, università, imprese, associazioni di categoria, fondi professionali, enti bilaterali e mondo del no profit;
5. validazione e certificazione delle competenze (formali e non) funzionale alla ricerca del lavoro;
6. costruzione dei percorsi e accesso alle risorse delle misure note come Youth Guarantee o Garanzia Giovani.

Se creare più occasioni di lavoro rappresenta l’ambizioso traguardo dei prossimi anni, occorre, tuttavia, anche migliorare la qualità del lavoro.
Un mercato del lavoro flessibile deve migliorare la qualità, oltre che la quantità dei posti di lavoro, rendere più fluido l’incontro tra obiettivi e desideri delle imprese e dei lavoratori e consentire ai singoli individui di cogliere le opportunità lavorative più proficue, evitando che essi rimangano intrappolati in situazioni a rischio di forte esclusione sociale.

INTEGRAZIONE SCUOLA LAVORO
Apprendere dal lavoro.
Ossia imparo facendo, imparo per mezzo dell’esperienza.
Forse il modo migliore per imparare.
Se si intende comprendere oltre che fissare nella memoria.
Attraverso il fare si memorizzano le azioni, mentre la loro consapevolezza ci viene dalla ragione.
L’azione implica il pensiero.
Lavorare implica fare e pensare insieme.
Per comprendere non basta eseguire un lavoro: è necessario ragionare e discutere con sé stessi e i colleghi.
Imparare a lavorare in rete, a fare squadra e a interagire con gli altri è la ragione del master.
Molto prima della ragione, però, c’è il sentimento.
La forza primigenia e caotica della nostra vita.
Fare e pensare non si può senza essere motivati.
Nessuna azione, nessun pensiero senza interesse, senza passione.
L’energia vitale è il sentimento.
Il lavoro non si fa, né si capisce, se prima non si sente.
Quindi è con le mani, la testa e il cuore che imparo dal lavoro.

Le esperienze fin qui condotte hanno evidenziato come l’integrazione di politiche, programmi, soggetti e risorse sia l’unica via da seguire.
Di qui la scelta di costruire un sistema integrato che coinvolga le scuole, le imprese e centri di formazione professionale locali, nello sviluppo del learning by doing.
Alternanza scuola lavoro, tirocini formativi, apprendistato, botteghe scuola, scuola imprese sono le prime cose da fare.
Attenzione e priorità ai progetti innovativi con imprese che operano su aree strategiche anche a livello internazionale, fondati sul mix pubblico-privato, la creazione di reti di relazioni tra i soggetti del territorio, lo sviluppo delle professioni tecniche per le piccole e medie imprese.